lunedì 14 febbraio 2011

La solitudine dei numeri primi

Concordo con Paolo Mereghetti quando, a proposito de La solitudine dei numeri primi, commenta "sembra troppo costruito il gioco di incastri temporali e di raffinatezze visive che fanno incrociare storie e tempi". Concordo pure con Massimo Bertelli che parla di  "troppi flashback" e con Fabio Ferzetti che fa riferimento a "troppi andirivieni temporali, troppe sottotrame, troppe sottolineature". E' tutto forse eccessivo nell'ultimo film di Saverio Costanzo, tutto un po' costruito, cerebrale... si direbbe un'operazione calligrafica. Non è un film semplice, insomma, non è spontaneo.
Eppure a me questo film è piaciuto, e anche parecchio. Riconosco le sue mancanze ma devo ammettere che è riuscito a inquitarmi, infastidirmi, disgustarmi, intenerirmi e anche intrigarmi. Mi ha coinvolto e al contempo  mi ha creato un discreto disagio.
Costanzo ha rivisitato in chiave decisamente orrorifica (in molte sequenze viene in mente Argento) un romanzo già di per sé angoscioso: il grande cast e l'uso magistrale della luce e della musica fanno di questo film un'opera degna di nota. Non perfetta ma senza dubbio da vedere.

domenica 13 febbraio 2011

Tamara Drewe

Ho sempre ritenuto Stephen Frears un regista assolutamente sottovalutato. Se penso a film come Le relazioni pericolose, Alta fedeltà o The queen non posso fare a meno di riflettere su quanto sia ingiusto che un nome come il suo sia conosciuto e considerato da appena tre gatti.
Ieri sera sono stata a vedere Tamara Drewe, il suo ultimo film. Una commedia tipicamente inglese molto leggera ma anche molto ben fatta. Mi sono divertita un sacco e ho staccato la testa da una lunga sequela di pensieri che mi stavano veramente fracassando quelli che non ho. Si può dire, vero?
Quando, per citare un vecchio amico (nonché il bambino più figo della mia classe delle elementari, un vero giusto) "ti girano le palle tanto da far sentire il vento fino al Sudtirolo", una commedia come questa può essere veramente la panacea di tutti i mali. E poi diciamocelo, la classe degli inglesi, c'è poco da fare, si contraddistingue sempre; ancora di più se l'inglese in questione si chiama Stephen Frears.
La trama ve la faccio breve. Siamo in un paesino brittanico disperso nel nulla, in una una pensione per scrittori. Da un giorno a un altro nel paesino arriva lei, Tamara Drewe, giovane e attraente giornalista. Tamara non è bellissima, è molto di più. Lei incarna il sogno proibito, ha il dono straordinario della sensualità. Inutile dire che dopo neppure un'ora dal suo arrivo l'intera comunità maschile va in ciampanelle. Nessuno capisce più nulla e ne succedono di cotte e di crude.
Il cast è eccellente e il mix di sana ironia e cattiveria pura è veramente ben riuscito: una ricetta calibratissima.
Insomma, in Sudtirolo saranno stati contenti, ieri sera. Stephen Frears ha fatto calmare il vento.

venerdì 11 febbraio 2011

La vittima e il carnefice


Questa è una foto di Oliviero Toscani. Oliviero Toscani non è esattamente una di quelle persone capaci di suscitare in me particolare stima o simpatia. Quel che è certo, però, è che uno come lui riesce sempre a far parlare di sé, in un modo o nell'altro.
La foto risale a qualche anno fa ma risulta ancora tragicamente attuale.
Sono più di dieci milioni, in Italia, le donne che dichiarano di aver subito una qualche violenza all'interno delle mura domestiche - se io che scrivo non faccio parte di questi dieci milioni, ci sarà certamente una mia amica, collega, parente che invece ne fa parte... la cosa inquieta assai, non trovate?
Questa domenica in moltissime città italiane verrano organizzati cortei in difesa della dignità delle donne.
Gad Lerner un lunedì si e l'altro pure affronta l'annosa questione dell'immagine femminile in Italia e del profondo maschilismo di questo paese. Ammirevole, anche se probabilmente la sua stessa ossessione per il tema della donna maltrattata, umiliata, mercificata e svilita in ogni forma, denota il senso di colpa per un latente maschilismo.
Ad ogni modo, tornando alla foto, mi sento di dire solo questo: personalmente non condivido la tesi di Oliviero ma a prescindere da ciò ritengo interessante mostrare quest'immagine. Fa pensare. E' provocatoria, scomoda e quindi a mio parere molto stimolante.

giovedì 10 febbraio 2011

Il divo

Il cinema italiano è ormai da tempo associato a piccole storie di vita quotidiana, tutte familiari: donne con la cirisi di mezza età, matrimoni sull'orlo dello sfacio, adolescenti ribelli e gay più o meno caricaturali. Sembra che in Italia non si sappia parlare di altro. Sembra che senza una Margherita Buy nevrotica o uno Stefano Accorsi in cerca di ritrovare se stesso il cinema italiano non abbia niente da offrire.
E invece non è così. C'è ancora qualcuno - casi rari ma pur sempre degni di nota - che sa guardare oltre, che sa riflettere e far riflettere su tematiche diverse, di più ampio respiro.
Giorni fa su LA7 hanno trasmesso Il Divo, ottimo esempio di ciò che cercavo di dire poco fa. In un panorama a mio avviso piuttosto desolante, rivedere alla televisione un film come questo è motivo di grande entusiasmo.
Si resta impressionati dinnanzi alla sguardo grottesco e surreale che caratterizza questo film; si resta inevitabilmente colpiti dalla forza attrattivo-repulsiva di Toni Servillo nei panni di Andreotti e dalla caratterizzazione a dir poco istrionica di tutti gli altri personaggi. Si torna a pensare, cosa di questi tempi assai rara, che le immagini possano veramente raccontare qualcosa: si rivaluta la forza espressiva di una bella inquadratura e la potenza straordinaria del montaggio.
Che dire... Sorrentino, grazie!

mercoledì 2 febbraio 2011

Addormentarsi senza tasche

Di solito chi si mette le mani in tasca cerca conforto. Nelle tasche ci si aspetta sempre di trovare qualcosa di conosciuto, di familiare. E' difficile avere brutte sorprese da una tasca. A voi è mai capitato?
A me di solito capita il contrario. Talvolta ci trovo dentro inaspettatamente qualche banconota dimenticata lì da tempo. Sul momento in genere non me ne capacito: "Ma come ho fatto a mollare qui dentro tanti soldi?" Invece poi ci penso e tutto mi torna: la tasca è il luogo sicuro per eccellenza, per questo ci si lascia dentro ciò che abbiamo di prezioso.
Esistono diversi "film tasca": sono quelli che puoi guardare trenta volte di seguito senza mai annoiarti. Sono quelli che conosci a memoria e che vai a ricercare sullo scaffale ogni qualvolta ti senti giù di corda (tutte le volte che cerchi conforto, appunto). Sono quelli che parlano di te, della tua intimità, di quello che tieni dentro le tasche e che per te ha valore.
I "film tasca", ti accompagnano nella vita, sono pezzi imprescindibili della tua esistenza.
Non sono dei "film gelatino" e neppure dei banali "film preferiti". Elisabethown può essere un "film  gelato": adorabile, ma pur sempre effimero. Una consolazione da poco, adatta a una sera come tante.
La donna che visse due volte, invece, può essere un perfetto film preferito ma certo non un "film tasca". 
Ebbene, stasera vorrei veramente salutarvi con una bella citazione da uno dei miei "film tasca". Vorrei, una volta tanto, donarvi una piccola perla di conforto. Il tipico conforto di quando ci si mette le mani in tasca, appunto. Purtroppo, manco a farlo appositamente, mi trovo costretta a deludervi.
Ho visto di recente un pezzetto di film in cui compariva la parola "buonanotte" e così ho pensato a voi. Peccato che non fosse esattamente un "film tasca".




Buona notte dolce principe, e voli di demoni ti conducano al tuo riposo.
Intervista col vampiro