Paul Jenkins è un vecchietto di ottantre anni dal fare elegante e compassato. Se non sapessi che è un artista del Missouri, potrei dire che oggi pomeriggio, quando l'ho conosciuto presso il Palazzo Pacchiani, attuale sede dell'Urban Center di Prato, mi è sembrato un vero e proprio gentleman inglese. Una persone di quelle che ti fa dire: "vedi, lui ha trovato un po' di equilibrio, di quiete, di serenità. Si è messo in pace con se stesso e con il mondo, che fortunato!"
Eppure deve essere un uomo pieno di inquietudini e di turbamenti uno che dipenge quello che ha dipinto di lui. Se non lo è ora, a quest'età, certamente deve esserlo stato. Doveva essere un uomo assai vitale, estremamente passionale e appassionato. Un bell'uomo, tra l'altro, lo si vede dalle foto.
Fa strano conoscerlo da anziano. Tentennino, con la voce un po' flebile... persona educatissima e composta. Fa strano voltarsi verso un suo quadro e vederci tanta fisicità, tanta energia, tanto tormento e tanta passione. Ti domandi come sia possibile che le cose cambino a tal punto.
E infatti forse non cambiano poi così tanto. Forse, come diceva oggi sua moglie: "l'apparenza inganna, lui è sempre agitato dentro di se."
Ebbene, se avete voglia di vedervi i quadri di uno "sempre agitato dentro di sè", fatevi un giro a Prato. La mostra fa la sua porca figura. Ne vale la pena.
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