Siamo subissati da immagini. Ogni giorno, in ogni angolo. Cartelloni pubblicitari ai bordi delle strade, foto di giornali, affissioni dentro ai tram... ogni istante della nostra vita siamo circondati e ubriacati di immagini. Per lo più oggetti e donne nude. Perché si sa, l'obiettivo è rincoglionire le menti, atrofizzare il senso critico.
Noi non sappiamo leggerle queste immagini, non abbiamo gli strumenti per interpretarle. Forse è proprio per questo che ci rincoglioniscono. Conosciamo tutte le figure retoriche nella poesia, ma nulla sappiamo del linguaggio di una foto. Nessuno, fin da quando siamo piccoli, ci insegna a decifrare ciò che non è verbale.
Sappiamo immaginare molti modi diversi per dire a una persona: "ho fame": c'è la via diretta, "ho fame"; la via iperbolica, "ho una fame da lupi"; la via "litotica", se così la si può definire, "non sono proprio disappetente stasera"; la via dell'allusione, "hai mica qualcosa da mangiare in borsa?". Potrei andare avanti ore ma ve lo risparmio. Il punto è che se noi avessimo circa il linguaggio visivo la metà della conoscenza che abbiamo su quello verbale, saremmo molto più liberi. Molto meno succubi di chi ha interesse a tenerci nel rincoglionimento.
Ebbene a questo punto, senza aver alcuna pretesa di risvegliarvi dal torpore col mio umile blog, vi sottopongo una bellissima foto di Tina Modotti, grande fotografa e attrice degli anni '20, nonché donna dallo straordinario impegno politico e sociale. Un'immagine esemplare per la maestria delle regole compositive e per la capacità di comunicare. Il Messico rappresentato attraverso tre dei suoi aspetti fondamanetali: il lavoro, la guerra, la musica. La foto è stata scattata nel 1927.
Un professore, ieri a lezione, ci ha detto: "io a vedere sta roba m'emoziono, perdonatemi". Ebbene anche a me sta roba m'emoziona e quindi la condivido con voi. Se non vi sembra abbastanza, abbiate pazienza oppure cambiate blog.
Composizione con falce, cartucce e chitarra
Concordo al 100% che siamo in gran parte - io di certo lo sono - "illetterati" su immagini (e video), e che sarebbe rivitalizzante per scuole e alunni se oltre alla letteratura ci fosse più spazio per forme espressive così presenti nella vita quotidiana. Non le metterei in contrapposizione, però: non credo proprio che "conosciamo tutte le figure retoriche nella poesia", e neppure la maggior parte (parlo sempre prima di tutto per me, che comunque la poesia la bazzico abbastanza). Senza contare che oltre alla letteratura e alla fotografia pure esistono moltissime forme ibride.
RispondiEliminaP.S. Non avresti un formato più grande della foto? Sembra interessante...
La mia non voleva essere una contrapposizione, della serie "o questo o quello". Io credo ci vorrebbe questo e quello. Una persona è tanto più libera quanto più riesce a valutare criticamente i messaggi che gli arrivano, di qualunque tipo essi siano. Essendo noi subissati di messaggi visivi dovremmo, a mio avviso, provare a capirli un po' meglio. Tutto qua. Nessuno vuole sminuire l'importanza di studiare la litote o il paradosso in una poesia, ma sapere, ad esempio, che spesso le pubblicità per le strade (così come molti quadri) utilizzano le medesime figure retoriche, secondo me è un arricchimento.
RispondiEliminaLa foto è piccola, lo so, ma purtroppo è l'unica che ho trovato.