Devo scrivere una recensione. Ma questa volta non una recensione qualunque. Una recensione da consegnare a Claudio Carabba - ebbene si, avete capito bene - il prossimo giovedì mattina. Sto partecipando, infatti, a un laboratorio universitario curato da lui e come compito a casa ho da recensire un film a mia scelta uscito di recente. Inutile dire che la cosa mi mette vagamente in soggezione: un conto è scribacchiare qualche commento su un blog letto da tre gatti, un conto è scrivere una pagina da far valutare a un critico di quelli seri, di quelli che di cinema ne sanno un casino, per intendersi.
Ad ogni modo, niente panico, so che posso farcela. Il film ce l'ho, e questo è già molto. Ho decisodi parlare di Invictus, film che peraltro non mi ha esattamente convinto. Quello che ancora non ho è il testo.
Ebbene, cosa si può dire su Invictus? L'ultimo film di Clint Eastwood racconda come, a metà degli anni '90, il presidente Nelson Mandela, appena uscito dal carcere, abbia fatto del rugby uno strumento di pace, di costruzione di un'identità nazionale.
Film in in bilico tra il biografico e lo sportivo, Invictus costruisce una vera e propria agiografia del personaggio di Mandela: malgrado questi venga definito "non un santo, ma un uomo con i problemi di un uomo", durante le oltre due ore di film Estawood a mala accenna a quei problemi di uomo. Preferisce concentrarsi sulla levatura morale del presidente, sulla sua intelligenza e soprattutto sulla sua straordinaria umanità. Purtroppo questa scelta svilisce parecchio il film, appiattendolo sul fronte narrativo. Le sequenze sportive son belle e emozionanti, degne di un gran regista; Morgan Freeman nei panni di Mandela ha molto carisma, questo è indubbio. Qualcosa però non convince: il film non ha lo spessore ed il fascino di altri grandi capolavori come Mystic River o Million Dollar Baby.
Che dite, missione compiuta?
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