Il cinema italiano è ormai da tempo associato a piccole storie di vita quotidiana, tutte familiari: donne con la cirisi di mezza età, matrimoni sull'orlo dello sfacio, adolescenti ribelli e gay più o meno caricaturali. Sembra che in Italia non si sappia parlare di altro. Sembra che senza una Margherita Buy nevrotica o uno Stefano Accorsi in cerca di ritrovare se stesso il cinema italiano non abbia niente da offrire.
E invece non è così. C'è ancora qualcuno - casi rari ma pur sempre degni di nota - che sa guardare oltre, che sa riflettere e far riflettere su tematiche diverse, di più ampio respiro.
Giorni fa su LA7 hanno trasmesso Il Divo, ottimo esempio di ciò che cercavo di dire poco fa. In un panorama a mio avviso piuttosto desolante, rivedere alla televisione un film come questo è motivo di grande entusiasmo.
Si resta impressionati dinnanzi alla sguardo grottesco e surreale che caratterizza questo film; si resta inevitabilmente colpiti dalla forza attrattivo-repulsiva di Toni Servillo nei panni di Andreotti e dalla caratterizzazione a dir poco istrionica di tutti gli altri personaggi. Si torna a pensare, cosa di questi tempi assai rara, che le immagini possano veramente raccontare qualcosa: si rivaluta la forza espressiva di una bella inquadratura e la potenza straordinaria del montaggio.
Che dire... Sorrentino, grazie!
Sicuramente uno dei migliori film italiani degli ultimi anni.
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