lunedì 14 febbraio 2011

La solitudine dei numeri primi

Concordo con Paolo Mereghetti quando, a proposito de La solitudine dei numeri primi, commenta "sembra troppo costruito il gioco di incastri temporali e di raffinatezze visive che fanno incrociare storie e tempi". Concordo pure con Massimo Bertelli che parla di  "troppi flashback" e con Fabio Ferzetti che fa riferimento a "troppi andirivieni temporali, troppe sottotrame, troppe sottolineature". E' tutto forse eccessivo nell'ultimo film di Saverio Costanzo, tutto un po' costruito, cerebrale... si direbbe un'operazione calligrafica. Non è un film semplice, insomma, non è spontaneo.
Eppure a me questo film è piaciuto, e anche parecchio. Riconosco le sue mancanze ma devo ammettere che è riuscito a inquitarmi, infastidirmi, disgustarmi, intenerirmi e anche intrigarmi. Mi ha coinvolto e al contempo  mi ha creato un discreto disagio.
Costanzo ha rivisitato in chiave decisamente orrorifica (in molte sequenze viene in mente Argento) un romanzo già di per sé angoscioso: il grande cast e l'uso magistrale della luce e della musica fanno di questo film un'opera degna di nota. Non perfetta ma senza dubbio da vedere.

2 commenti:

  1. Sono d'accordo con te: il film non è 'perfetto', ma merita la visione: una rilettura originale e molto coraggiosa di un romanzo a mio giudizio mediocre. Costanzo è stato bravo a 'destrutturare' una storia altrimenti piatta e lineare, impostandola con un registro horror decisamente azzeccato: in questo modo tira fuori quello che di buono c'è nel romanzo, vale a dire il senso di spaesamento, inquietudine e difficoltà in cui si muovono due persone molto particolari. Che, forse molti se lo sono dimenticati criticando questo film, nella vita esistono davvero...

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  2. Devo dire che a me ai tempi piacque anche il romanzo. Non lo trovai un libro eccelso, come molti lo dipinsero quando uscì, però mi piacque. Detto questo ho ammirato Costanzo per il coraggio che ha avuto nel rileggere in modo personale un simile romanzo. E' riuscito a darne una sua chiave di lettura senza però stravolgerlo completamente. Il film ha senza dubbio diverse pecche ma ha personalità e questo rende merito al regista.

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