venerdì 8 gennaio 2010

Drag me to Hell

Il cinema horror-gotico si contraddistingue da sempre per la presenza di elementi ricorrenti: castelli diroccati, boschi infestati da presenza maligne, giovani donne in pericolo, cigolii di porte o cancelli, finestre che sbattono. C'è sempre qualcosa che minaccia il quieto vivere, una forza ignota, oscura. Ma non è tutto: sovente, specie a partire dagli anni '70, questo genere cinematografico vede la compresenza di due registri, il comico e il "terrorifico" (basterebbe citare Mario Bava, ad esempio). Come se si trattasse di due facce della stessa medaglia; o forse, per meglio dire, come se l'unica vera strategia per difendersi dall'ignoto fosse farsi una risata, appunto.
Il film di Raimi non disattende le aspettative, ma anzi ricalca perfettamente i codici del genere: mette in scena la vicende di una giovane donna dal viso rotondo e dalla pelle candida (avete mai visto una donna con la pelle olivastra in un film horror? No, le donne devono sembrare cadaveriche), in lotta contro una tremenda maledizione. Volendo attualizzare un po' il tutto, evita il castello diroccato; non risparmia, però, in fatto di porte cigolanti e finestre che sbattono. Condisce poi con qualche sana vomitata verde e un pizzico di critica sociale. Diverte e spaventa al tempo stesso, come sempre hanno saputo fare tutti i film di questo regista, da La casa in poi.
Sia chiaro: deve piacere il genere. Chi non ama la commistione di splatter, risate e puro brivido, fa bene ad astenersi. Non potrà che annoiarsi davanti a Drag me to Hell. Peggio ancora, lo troverà ridicolo. A tutti gli altri invece consiglio vivamente la visione. Le due ore passano in fretta, i colpi di scena non mancano e il messaggio lanciato (fate attenzione, cari spettatori, perché l'essenza del maligno si nasconde dietro il denaro, dietro i borghesi e gli arrampicatori sociali) è senza dubbio degno di attenzione.

1 commento:

  1. Probabilmente non meriterebbe di essere visto al cinema, ma in dvd secondo me è un piccolo capolavoro di genere. Mi è parsa proprio geniale la sapienza con cui è riuscito a mischiare - senza scadere nel ridicolo - i quattro elementi che hai citato tu: splatter, comicità, brivido ed un pizzico di critica politica.

    RispondiElimina