martedì 29 settembre 2009

Dead set

Segnalo dal sito Lenny Nero la recensione di Dead set, serie sugli zombie. Una recensione nella quale in parte mi ritrovo e che sottopongo alla vostra attenzione.
Si vive benissimo anche senza vedere Dead set, questo vorrei fosse chiaro a chiunque mi stia leggendo. Appurato ciò, trovo che la serie sia ben fatta e che gli spunti di riflessione non manchino. Se amate il genere zombie dategli una possibilità.

domenica 27 settembre 2009

Il mio cuore umano

Un paio di sere fa ho avuto modo di vedere il documentario di Costanza Quatriglio tratto dal romanzo autobiografico di Nada.  Il Mio Cuore Umano è un viaggio attraverso i luoghi che hanno condizionato la cantante livornese, attraverso i ricordi dell'infanzia e le emozioni di una vita. Nada si mette a nudo con estrema disinvoltura davanti alla macchina da presa, che sembra essere completamente al suo servizio. La cantante racconta la sua giovinezza passata nella campagna Toscana e il precoce debutto artistico a Roma, la difficoltà del distacco dal casa e le paure di un'adolescente che improvvisamente diventa un'icona.
Un film delicato e malinconico. Sicuramente da consigliare.

Mapplethorpe resta a Firenze fino a gennaio

La mostra di Robert Mapplethorpe presso l'Accademia delle Belle Arti di Firenze è stata prorogata fino al 10 gennaio. L'ingresso gratuito non è più il giovedì dalle 19 alle 21 ma il martedì nel medesimo orario. Invito chiunque ancora non abbia avuto modo di vederla a farci un salto. Ne vale assai la pena.

lunedì 21 settembre 2009

Il bacio che aspettavo


La domenica sera, quando piove e il giorno dopo hai un esame (che poi verrà fuori che è stato rimandato, ma questo è un altro discorso), può essere molto rincuorante vedere un filmetto dai facili sentimenti e dalla sceneggiatura tanto lineare quanto scontata.  Se vi trovaste quindi in una situazione similare a quella in cui mi trovavo io, ieri sera, non mi sentirei di sconsigliarvi la visione dell'opera prima di Jonathan Kasdan, dal titolo Il bacio che aspettavo (molto meglio il titolo origianale, Nella terra delle donne).
Il film racconta di un giovane ventiseienne alle prese con tre donne: la nonna un po' rincoglionita, la non più giovanissima vicina di casa, in crisi matrimoniale e la figlia di quest'ultima, adolescente confusa e insicura. Molti gli elementi scontati: la malattia di Sofia, la vicina di casa con cui il giovane fa amicizia; lo sbocciare dell'amore tra la ragazza, figlia di Sofia, e il bravo ragazzo del liceo che fino a quel momento lei non aveva neppure guardato di striscio; il lieto fine ricuorante.
Il film non brilla insomma per originalità e il ritmo non tiene esattamente incollati allo schermo, ma talvolta si ridacchia. Avessi speso sette euro di cinema per vederlo mi sarei mangiata le mani, giuro. Data la situazione, invece, non ho sensi di colpa. Per una domenica sera piovosa, per di più in modalità pre esame, il film è quasi passabile. Peccato solo per Mag Ryan, inquietantemente distrutta dal troppo botulino.

lunedì 14 settembre 2009

Giornate del cinema europeo

Vorrei segnalare a chiunque viva a Firenze, o sia solito bazzicarla, la rassegna Giornate del cinema europeo, che si terrà dal 17 al 27 settembre presso diverse sale cittadine. Per gli amanti delle immagini in movimento credo sia un appuntamento da non perdere.

domenica 13 settembre 2009

Reciproca fuga

"Ho visto il Titanic dieci volte, al cinema", mi ha detto qualche giorno fa un signore, dentro un videonoleggio. "L'ho visto dieci volte perchè ogni volta notavo un dettaglio nuovo della nave. Era come un sogno. Quel film mi ha fatto essere sul titanic per due ore. D'altronde se devo andare al cinema a vedere la vita di tutti i giorni me ne sto a casa. Io al cinema voglio sognare". La stessa cosa affermava Alfred Hitchcok quando sosteneva: "il cinema non è un pezzo di vita, è un pezzo di torta".
In effetti la straordinaria capacità delle immagini in movimento di trasportarci in altri mondi ne costituisce forse il maggior fascino. Chi di noi non ha mai sognato ad occhi aperti grazie a un film? A prescindere da quanto si possa ritenere superfluo vedere un film che racconta vicende di vita quotidiana, credo che tutti noi, talvolta, non si disdegni qualche fuga dalla realtà circostante.
Il fatto è che questo rapporto tra noi e le immagini è quanto meno ambiguo: noi possiamo fuggire dalla nostra realtà quando vogliamo, immergendoci in quella di un Titanic, o di un Signore degli anelli, ma un personaggio di un film può fare la stessa cosa? Può sgattaiolare dal mondo diegetico e rifugiarsi nel nostro, oppure è destinato a star per sempre dentro un 16:9? E se esistesse un luogo di confine, una zona a metà strada fra la realtà e il sogno?
La foto in questione racconta di una reciproca fuga; o almeno, a me piace interpretarla così. Noi entriamo nel film e il protagonista ne esce. Che ci si possa forse incontrare a metà strada? Chissà...
La foto non brilla per perfezione tecnica, come il suo stesso autore, Daniele Greco,  ammette, ma c'è qualcosa di poetico che la rende, a mio avviso, interessante. 

martedì 8 settembre 2009

Milk


L'ultimo film di Gus Van Sant, interpretato magistralmente da Sean Penn, racconta la storia vera del primo uomo gay americano ad avere un incarico pubblico nella città di San Francisco, ucciso nel 1978.
Il regista evita il facile ricorso alla retorica così come l'ancor più facile beatificazione del protagonista. Il film è molto sobrio, perfettamente calibrato e mai noioso.
Sean Penn veste i panni dell'attivista gay senza mai calcare la mano e il resto del cast gli tiene testa.
Interessante, infine,  l'alternanza di sequanze "normali" alle riprese di repertorio.

lunedì 7 settembre 2009

Violenza al cinema

Resto sovente impressionata dal bisogno che certi autori sembrano avere di mostrare, ma forse dovrei dire ostentare al massimo la violenza. Non sono contraria alla violenza sullo schermo, sia chiaro, solo che non sempre la rappresentazione fenomenologica di un fatto drammatico è accompagnata da una reale riflessione sulle sue origini, sulla sua natura profonda, e questo francamente mi dà da pensare. L'estremo realismo delle immagini serve a ben poco se la messa in mostra di un fatto - sia esso uno stupro, un assasinio, un pestaggio o che so io - risulta fine a se stessa. Non è mai quel che si vede che fa male, è come lo si vede e perché.
Di recente ho avuto modo di vedere Rocco e i suoi fratelli, di Visconti, un opera datata 1960.  Ebbene, in quel film, una pellicola che sta per compiere cinquant'anni, ho visto una delle immagini più atroci che mi sia capitato di vedere sullo schermo. Oggi come oggi si fa di tutto per impressionare lo spettatore: effetti speciali da urlo, telecamere in spalla per favorire l'immedesimazione del pubblico, primi piani su corpi sanguinolenti e urla a non finire. Poi un giorno guardi un film del 1960 e ti ritrovi inorridito davanti a una scena di stupro. Curioso, no?

venerdì 4 settembre 2009

2022 i sopravvisuti


Non so se e quanto amiate la fantascienza. Se siete maschi di razza caucasica sotto i quarant'anni è molto probabile che la risposta sia affermativa. Non so neppure se nello specifico vi interessi il genere cosidetto "distopico", ma posso garantirvi che se siete maschi di razza caucasica sotto i quarant'anni è ancora più probabile che la risposta sia affermativa.
Detto ciò, poco importano il vostro genere, la vostra razza e la vostra età: se amate la fantascienza di ambientazione distopica non potete perdervi 2022 i sopravvisuti, di Richard Fleischer (anno 1973). Siamo nel 2022 a New York: la terra è sovrappopolata e inquinatissima. La gente mangia plancton e le stagioni non esitono più, è sempre perennemente estate. Insomma, se non è distopico tutto ciò, cosa può esserlo?
Per onestà vi avverto: l'intreccio fa un po' acqua e la sceneggiatura non lascia esattamente senza fiato. Molte sequenze risultano inevitabilmente piuttosto datate e sovente fanno sorridere più che inquietare; però nel complesso l'atmosfera è assai intrigante e il film coinvolge.

mercoledì 2 settembre 2009

Silhouette


Quando sono in viaggio da qualche parte e con la mia modesta, nonché fieramente analogica f75 faccio un rullino da trentasei foto, generalmente ne trovo non più di due/tre che mi sembrano decenti. Questa, scattata a marzo del 2009 nel villaggio di Kalabougou, in Mali, è senza dubbio una delle foto scattate di recente che preferisco. Molti dicono che è troppo scura, ma a me forse piace esattamente per questo.