giovedì 27 maggio 2010

Draquila

Non è facile realizzare un documentario riuscendo ad esternare chiaramente la propria opinione senza scadere per questo nella retorica o nella propaganda. Sabina Guzzanti si è barcamenata dignitosamente in questa impresa e il risultato finale in effetti è stato piuttosto valido.

mercoledì 26 maggio 2010

Per entusiasmarsi basta poco

Siamo subissati da immagini. Ogni giorno, in ogni angolo. Cartelloni pubblicitari ai bordi delle strade, foto di giornali, affissioni dentro ai tram... ogni istante della nostra vita siamo circondati e ubriacati di immagini. Per lo più oggetti e donne nude. Perché si sa, l'obiettivo è rincoglionire le menti, atrofizzare il senso critico.
Noi non sappiamo leggerle queste immagini, non abbiamo gli strumenti per interpretarle. Forse è proprio per questo che ci rincoglioniscono. Conosciamo tutte le figure retoriche nella poesia, ma nulla sappiamo del linguaggio di una foto. Nessuno, fin da quando siamo piccoli, ci insegna a decifrare ciò che non è verbale.
Sappiamo immaginare molti modi diversi per dire a una persona: "ho fame": c'è la via diretta, "ho fame"; la via iperbolica, "ho una fame da lupi"; la via "litotica", se così la si può definire, "non sono proprio disappetente stasera"; la via dell'allusione, "hai mica qualcosa da mangiare in borsa?". Potrei andare avanti ore ma ve lo risparmio. Il punto è che se noi avessimo circa il linguaggio visivo la metà della conoscenza che abbiamo su quello verbale, saremmo molto più liberi. Molto meno succubi di chi ha interesse a tenerci nel rincoglionimento.  
Ebbene a questo punto, senza aver alcuna pretesa di risvegliarvi dal torpore col mio umile blog, vi sottopongo una bellissima foto di Tina Modotti, grande fotografa e attrice degli anni '20, nonché donna dallo straordinario impegno politico e sociale. Un'immagine esemplare per la maestria delle regole compositive e per la capacità di comunicare. Il Messico rappresentato attraverso tre dei suoi aspetti fondamanetali: il lavoro, la guerra, la musica. La foto è stata scattata nel 1927.  
Un professore, ieri a lezione, ci ha detto: "io a vedere sta roba m'emoziono, perdonatemi". Ebbene anche a me sta roba m'emoziona e quindi la condivido con voi. Se non vi sembra abbastanza, abbiate pazienza oppure cambiate blog.
                                                                

Composizione con falce, cartucce e chitarra

martedì 18 maggio 2010

Paul Jenkins, le apparenze ingannano

Paul Jenkins è un vecchietto di ottantre anni dal fare elegante e compassato. Se non sapessi che è un artista del Missouri,  potrei dire che oggi pomeriggio, quando l'ho conosciuto presso il Palazzo Pacchiani, attuale sede dell'Urban Center di Prato, mi è sembrato un vero e proprio gentleman inglese. Una persone di quelle che ti fa dire: "vedi, lui ha trovato un po' di equilibrio, di quiete, di serenità. Si è messo in pace con se stesso e con il mondo, che fortunato!"
Eppure deve essere un uomo pieno di inquietudini e di turbamenti uno che dipenge quello che ha dipinto di lui. Se non lo è ora, a quest'età, certamente deve esserlo stato. Doveva essere un uomo assai vitale, estremamente passionale e appassionato. Un bell'uomo, tra l'altro, lo si vede dalle foto.
Fa strano conoscerlo da anziano. Tentennino, con la voce un po' flebile... persona educatissima e composta. Fa strano voltarsi verso un suo quadro e vederci tanta fisicità, tanta energia, tanto tormento e tanta passione. Ti domandi come sia possibile che le cose cambino a tal punto.
E infatti forse non cambiano poi così tanto. Forse, come diceva oggi sua moglie: "l'apparenza inganna, lui è sempre agitato dentro di se."
Ebbene, se avete voglia di vedervi i quadri di uno "sempre agitato dentro di sè", fatevi un giro a Prato. La mostra fa la sua porca figura. Ne vale la pena.

mercoledì 5 maggio 2010

The orphan

Una giovane coppia statunitense adotta una bimba russa. Da quel momento in poi è l'inizio della fine.
Horror senza troppe pretese, con un'approfondimento psicologico dei personaggi francamente deludente e con qualche efferratezza di troppo. Notevole la capacità di tenere in tensione lo spettatore, soprattutto nella prima metà del film. Interessante il colpo di scena finale.