lunedì 30 gennaio 2012

Brick - Dose Mortale

Amo molto il genere noir. Sarà per questo, forse, che fatico ad apprezzare operazioni come Brick. Resto sostanzialmente perplessa davanti a tutto ciò che in qualche modo contamina-rivisita la classicità.
Tanto per capirsi, quando le patatine fritte sono davvero buone non ci si mette il ketchup, a mio avviso. Un genitore che vuol convincere un figlio a mangiare è pronto a tutto pur di ottenere il risultato: dopo aver affettato e fritto con estrema cura le patate, è capace di sommergerle nel ketchup solo perché il pargolo le assaggi.
Ecco, secondo me questo film commette il medesimo errore: tenta di avvicinare i giovani alla classicità, inserendo le atmosfere cupe di un noir nel contesto di una scuola superiore americana. Il risultato è tutt'altro che pessimo, ma neppure convince troppo. Il film risulta forzato, pretestuoso, inutilmente straniante.
Da che mondo è mondo, se si vuole che un bambino mangi, bisogna lasciarlo in pace, evitare di forzarlo. E' inutile rovinare un buon piatto per renderlo appetibile a un bambino. Quando il bambino crescerà imparerà ad apprezzere il buon cibo, il cibo cucinato con cura e qualità. Fino a quel momento... inutile perdere tempo, meglio affidarsi alle patatine surgelate.

domenica 29 gennaio 2012

Drive

Le case di produzione americane, in piena era "cinema classico hollywoodiano" (1917- 1960), quando dentro le sale cinematografiche si poteva fumare, utilizzavano un metodo curioso per capire se un certo film avrebbe sfondato o meno: osservavano dopo quanti minuti dall'inizio del film, gli spettatori si accendevano la prima sigaretta. Se la accendevano subito, il film avrebbe fatto fiasco; se invece necessitavano di qualche minuto prima di potersi rilassare fino in fondo e accendersi quindi la sigaretta, allora il film avrebbe avuto successo. Un inizio che tiene in tensione era indice, secondo loro, di un prodotto di indubbia qualità.
Ecco, se nelle sale ancora oggi si potesse fumare, dubito che chicchessia potrebbe mai accendersi una sigaretta guardando Drive. E non parlo solo dei primi cinque minuti, che incollano letteralmente allo schermo e impediscono quasi di prendere fiato, da quanto tengono in tensione. Parlo dell'intero film, costruito in modo magistrale per catturare l'attenzione dello spettatore e per mantenere i suoi nervi a fior di pelle.
Drive ha diversi elementi di forza, primo fra tutti, indiscutibilmente, il protagonista Ryan Gosling. Ryang Gosling (Alessandra Levantesi Kezich lo definisce "la scoperta dell'anno"; io modestamente l'ho scoperto nel 2007) è un attore dalla magnetica forza attrattiva.  Non è un uomo di una bellezza disarmante, di quelli con i lineamenti perfetti, come può essere un Johnny Depp o magari un Andy Garcia. Non è neppure il classico "tipo" alla Hugh Grant, o alla Kenneth Branagh,  di quelli non bellissimi ma infinitamente affascinanti.
Ryan Gosling va oltre: lui ipnotizza. Lo metti davanti alla macchina da presa e lui cattura il pubblico. Per certi aspetti inquieta, incute quasi un senso di timore con quel suo ghigno e quello sguardo gelido. Eppure, a prescindere da tutto questo, e anche a prescindere da cosa fa, cosa dice, chi guarda, perché... c'è poco da fare: se c'è lui in un'immagine è veramente impossibile distogliere lo sguardo dalla sua fisicità.
Ecco, se è vero che esiste una categoria della percezione chiamata  fotogenia (per alcuni teorici si tratta di una caratteristica intrinseca al mezzo foto-cinematigrafico; per altri è invece un elemento proprio degli individui, capace però di rendersi visibile grazie al cinema) Ryan Gosling è senza dubbio uno dei migliori esempi che il cinema ci offre in questo momento. Non è possibile definire a parole cosa lo renda magnetico. Semplicemente si constata che è così. Non è un fatto di bellezza in quanto tale, né di bravura (anche se indubbiamente è uno degli attori più bravi attualmente in circolazione). E' proprio un fatto di carisma, di naturalezza... è quel qualcosa su cui per decenni gli esteti si sono dibattuti. Non si spiega cosa sia, ma in Ryan Gosling c'è, su questo non ci piove.
Comunque il protagonista, come si diceva, è solo un elemento vincente del film. Senza dubbio il più importante ma non l'unico. L'ultimo film del danese Nicolas Winding Refn è uno straordinario mix di noir, film d'azione e gangster movie. Impeccabile sul fronte della suspense così come su quello del ritmo e dell'adrenalina, il film si distingue anche per una insolita capacità di studiare e approfondire i personaggi. E' un prodotto calibrato alla perfezione: dosa la violenza, l'azione, il romanticismo. E' una ricetta che non può stuccare.
Forse ha ragione Mereghetti, i silenzi dei suoi personaggi non sono necessariamente così carichi di profondità... forse un armadio chiuso non è necessariamente pieno di cose. E forse anche Drive, a conti fatti, è un armadio chiuso che dentro non si capisce bene che cosa abbia... però lasciatemelo dire... cazzo, è un grande armadio chiuso!

venerdì 20 gennaio 2012

Mr Beaver

Mel Gibson - mi spiace quasi dirlo - nel ruolo dello schizofrenico è davvero bravo; il ritmo regge e le sbavature retoriche sono, tutto sommato, contenute. Un film sobrio e dignitoso, direi vedibile.

lunedì 16 gennaio 2012

Le donne del sesto piano

Un film di una straordinaria eleganza. Soave, semplice e divertente, si presta, al di là delle apparenze, a molteplici chiavi di lettura. Come scrive Maurizio Acerbi, Le donne del sesto piano  "parla di solitudine, di amore, di amicizia, di sofferenza, di pregiudizi duri da abbattere (da entrambe le parti), di comunità che diventano famiglie allargate, di incomunicabilità".
Un film bello e mai retorico. Consigliatissimo.

martedì 3 gennaio 2012

Cinque giorni fuori

Non è un caso se l'immagine che vedete qui affianco è quella di un dvd. Cinque giorni fuori, infatti, è stato distribuito esclusivamente per il noleggio e non per il cinema. Evidentemente si è pensato che al cinema nessuno lo avrebbe apprezzato.                                                               Ora, siamo onesti: io non sono una che deve infamare i film commerciali per principio e altrettanto per principio deve dire che se un film nessuno se lo fila allora è un capolavoro. Resta però un fatto,  a mio avviso innegabile: quando un film carino e delicato come questo nessuno se lo fila... è veramente un gran peccato. Credetemi, è una vera chicca: ama vincere senza eccessivo sforzo, lo riconosco, però emoziona e strappa molti sorrisi.