sabato 25 giugno 2011

The fighter

The fighter, il combattente, è il classico esempio di film sportivo americano che racconta la rivincita di un pugile sfigato. Come lui ce ne sono altri millemila nella storia del cinema. Eppure questo film colpisce in modo particolare: come dice la Aspesi incanta. Ha un ritmo appassionante, un ottimo cast, una colonna sonora che "spacca" e soprattutto, qualità preziosissima, sa bilanciare in modo perfetto diverse componenti: quella più prettamente agonistico-sportiva, quella sociale e quella psicologico-familiare.
Un prodotto veramente di qualità.

lunedì 20 giugno 2011

Incontro con una vera Signora

Ci siamo ritrovate lì, insieme. Entrambe dietro le quinte di un maestoso elegantissimo cinema-teatro fiorentino. Lei era lì per lavoro (doveva entrare in scena dopo pochi minuti); io per un tirocinio universitario (dovevo dirle quando entrare in scena). Al di là delle pesanti tende, una platea vastissima, tutta in ghingheri, attendeva con ansia. Attendeva Lei, non Me, ma per la sottoscritta l'emozione era tale che sembrava attendessero Noi.
E' abissale la differenza tra Lei e Noi. Lei presuppone solitidine, unicità, distacco. Noi presuppone condivisione, vicinanza, unità di intenti.
E' anche abissale la differenza tra dare del lei a una persona, quando le si parla, e darle del tu, che poi alla fine è un po' come un noi ma al singolare.
Oggi giorno si tende sempre a dare del tu. Siamo sempre tutti in confidenza con tutti. Che si conosca o meno l'interlocutore, ci si relazione a questi tramite il tu. Il tu è dgiovane, caldo, informale. Il lei è antiquato, asettico, conformista. In una società in cui a quarant'anni si è chiamati ragazzi, sembra non esistere alternativa: ci si dà perennemente del tu.  
Ebbene, qualche sera fa, in quel magnifico cinema-teatro di cui vi parlavo, sono stata a contatto con i maggiori esponenti dell'alta borghesia-aristocrazia fiorentina. Gente con tre, quattro, anche cinque cognomi. Critici d'arte, giornalisti, poeti, nullafacenti di nobile famiglia... c'erano tutti, insomma. Quasi nessuno di loro si è rivolto a me con il lei. D'altronde, perché dare del lei alla ragazza che nell'assegnare i posti in sala ti rifila l'unica sedia da cui si vede male. Perché dare del lei a quella che non ti fa entrare in platea con quaranta minuti di ritardo. Perché trattare alla pari una tirocinante squattrinata. E' molto meglio darle del tu, tanto per ribadire le gerarchie. Perchè alla fine è questo il punto: è tutta una questione di gerarchie.
Sono stata a chiacchierare con Isabella Rossellini, quella sera, in quei pochi minuti dietro le quinte. Ella mi si è rivolta sempre con il lei. E' stata cordiale, gentilissima e rispettosa. Avendo notato la mia forte emozione mi ha rassicurato: "stia calma, è un contesto informale questo, vedrà che ce la faremo". Ce la faremo, le sue esatte parole. Ebbene si, è comparso quel Noi. "Ma allora è vero", mi son detta tra me e me: la gente aspetta Noi, aspetta che insieme, io e lei, si dia il via allo spettacolo.
E' stato bello poter scambiare appena qualche parola con una attrice di quel calibro e percepire da parte sua una grande dose di rispetto e di umiltà. E' stato emozionante avvertire quel Noi, perché dietro il Noi si celava il riconoscimento del mio ruolo. Il ruolo di una che deve solo dirti quando entrare in scena ma che se sbaglia ad avvisarti ti rovina lo spettacolo. E' stato anche molto carino che lei mi volesse rincuorare, in modo quasi un po' materno, nel momento di maggior panico e che però, al contempo, volesse darmi del lei, trattarmi alla pari.
Sembrerà una banalità, me ne rendo conto, ma oggi come oggi un fatto del genere non passa inosservato.

sabato 18 giugno 2011

Il truffacuori

Realizzare una commedia a modo non è cosa facile. Il rischio di cadere nei cliches è sempre in agguato, per non parlare del problema ritmo: nelle commedie deve essere arzillo, scoppiettante, altrimenti la gente s'abbiocca. Bisogna scansare la volgarità,  l'eccessiva prevedibilità, le lungaggini abbassapalpabre. Bisogna divertire, intrattenere e possibilmente far riflettere. Bisogna non prendersi troppo sul serio, ma evitare al contempo di scadere nel grossolano.
Raramente si vedono commedie che soddisfino tutti questi requisiti. Io qualche giorno fa ne ho vista una e quindi ve ne rendo partecipi.
Si chiama Il truffacuori ed è un prodotto francese. A breve secondo me gli americani ne faranno un remake. E scommetto tutto quello che ho che non sapranno reggere il confronto.

mercoledì 8 giugno 2011

Solo un padre: ma è possibile che Argentero sappia quasi recitare?

Sul fatto che Luca Argentero sia bello, non ci piove. Sul fatto che sia dotato di un numero di neuroni attivi contabili, presumibilmente, con almeno due mani, possiamo stare discretamente tranquilli. Quando uno lo sente parlare intuisce che non è proprio un microcefalo. La vera notizia, invece, è che sa anche recitare dignitosamente. In questa commedia di qualche anno fa, dal tono lieve e un po' sommesso, Argentero dimostra una vaga capacità di emozionare. Sarà che il ruolo gli si addice, chissà... fatto sta che si difende. E vi dirò di più, anche il film si difende.
Solo un padre riesce, malgrado alcune sbavature, a mantenersi discretamente in bilico tra commedia grottesca e dramma. Talvolta punta un po' sulla facile commozione, sulla lacrimuccia che fa sentire tutti tanto sensibili. Complessivamente, però, non cade nell'eccesso di retorica o di sentimentalismo. E' abbastanza asciutto nel tratteggiare il dolore di un giovane uomo che ha perso la moglie e deve fare i conti con rimpianti e sensi di colpa.

giovedì 2 giugno 2011

Mangia prega ama

Un'accozzaglia di luoghi comuni. Lungo, lento e piuttosto irritante.