lunedì 24 dicembre 2012

Augurissimi!

Il 2012 è stato l'anno in cui:
  1. ho terminato definitivamente gli studi
  2. ho visto quello che è probabilmente il peggior film di Woody Allen, o comunque uno dei tre peggiori (un vero colpo al cuore... però si sa, chi ama deve saper perdonare)
  3. ho elaborato con discreto successo la fine di una amicizia che credevo importante e invece non lo era poi molto
  4. ho scoperto che diventerò presto zia
  5. ho citato una frase di Woody Allen al matrimonio di mia sorella (ebbene sì, ho parlato in pubblico e sono ancora viva! Che mia sorella si sia sposata appare un po' strano, ma io che parlo in pubblico... questa è davvero fantascienza!)
  6. ho capito che quando l'amore per un progetto, una persona, una causa, un luogo o che so io, diventa accanimento terapeutico, allora bisogna saper mollare, bisogna arrendersi con "calma, dignità e classe"
  7. ho letto per la seconda volta nella mia vita Alta Fedeltà di Nick Hornby e mi son segnata tutti i gruppi musicali che vengono citati (ho un elenco infinito di roba, tutta scritta su dei foglietti: nel 2013 dovrò anche provare a ascoltarla, questa musica, però)
  8. ho ricevuto la più bella lettera che si possa ricevere da qualcuno che non è innamorato di te e neppure ti ha messo al mondo (una lettera cartacea, ebbene sì)
  9. ho sfruttato per ben quattro volte le anteprime gratuite per chi ha la tessera "Firenze al cinema" 
  10. mi sono resa conto che se mi impegno non sono proprio una totale nullità: sarò pure fatta con i pezzi di scarto, come dico sempre io, ma rimango pur sempre una dignitosa seconda scelta.
Voi, che avete combinato nel 2012? Come lo avete trascorso e come lo state per concludere?
Qualsiasi sia la risposta, vi faccio i miei più sinceri auguri di un Natale sereno e di un nuovo anno semplicemente esaltante.

martedì 18 dicembre 2012

Il sospetto

Lucas è un fascinoso quarantenne danese che vive in un paesino disperso tra i monti e lavora in un asilo: è un uomo riservato, umile, affettuoso e molto mite.
Un giorno una bambina dell'asilo, per vendicarsi di un rimprovero avuto da Lucas, si inventa una bugia e racconta alla direttrice di aver visto il "pisello" del maestro. Da quel momento è l'inizio della fine. Quello che inizialmente è soltanto un sospetto, si tramuta in men che non si dica in una certezza: Lucas è un pedofilo e come tale va emarginato. L'uomo diventa allora vittima di violenze e di ostracismi. Qualunque cosa possa fare o dire, ormai è spacciato. La sentenza è stata emessa: ogni gesto, ogni sguardo, ogni parola, non fa altro che confermare la terribile colpa. Poco importa che la legge lo dichiari innocente: la società ormai lo ha definitivamente stigmatizzato e per lui non c'è più scampo.
L'ultimo film del danese Thomas Vinterberg, Il sospetto (titolo originale Jagten, che significa la caccia), colpisce per lo stile asciutto e per la capacità, senza dubbio lodevole, di tenere lo spettatore in ansia senza alcuna soluzione di continuità. E' un film lucido e martellante. Sicuramente da vedere, ma tenendo presente questo: se siete in condizioni emotive precarie la probabilità che soccombiate è oggettivamente alta.

venerdì 23 novembre 2012

Red Lights

Ho speso due euro per vedere questo film. Sapevo sarebbe stata una boiata, quando ho deciso, nel pieno delle mie facoltà, di recarmi al cinema. Non pensavo però che mi sarei pentita perfino di aver speso due euro.
Il tema trattato è interessante assai; anzi direi meritevole di grande rispetto.  Il film, però, fa acqua da tutte le parti: fin dai primi minuti si notano dei dialoghi bruttini e una sceneggiatura un po' squinternata; poi arriva  la scontatissima storiellina d'amore tra il personaggio di Tom e una giovane studentessa; poi ancora la trama si infittisce e il racconto si fa sempre più macchinoso. Tutto questo è niente, però, se confrontato con il finale, che è semplicemente ridicolo.
Che dire... Peccato!

lunedì 12 novembre 2012

Io e te, il ritorno alla regia di Bertolucci

Sono uscita dal cinema perplessa. Io e te, tratto da un romanzo di Ammaniti (in parte anche sceneggiato da questi), mi era apparso freddino, un po' fine a se stesso, in un certo senso. Poi i giorni seguenti ci ho ripensato e mi sono in parte ricreduta.
Bertolucci racconta un piccolo dramma che si svolge dentro le mura di una cantina: la storia vede coinvolti due giovani, un quattrordicenne dal volto pieno di brufoli e la sua sorellastra con qualche problema di dipendenza dalla droga.
Il film, pur trattando tematiche sicuramente non leggere, ha una certa soavità di fondo: Bertolucci non cerca di turbare lo spettatore come in The Dreamers. Anzi, direi che tratta l'intera vicenda con leggerezza e sobrietà. Questo, a mio modesto parere, gli rende senza dubbio merito. I due attori sono bravissimi e la colonna sonora contribuisce in modo sostanziale al successo del film.

sabato 10 novembre 2012

Che bella giornata

Ci sono diverse cose, nella mia vita, che mai avrei immaginato di fare e invece ho fatto. Alle volte bisogna ricredersi!
Una di queste cose è: vedere un film di Checco Zalone e ritenerlo più che passabile.

giovedì 8 novembre 2012

007 Skyfall

Mi è piaciuto questo nuovo agente 007 in versione "Sono vecchio, ho anche io le mie fragilità e sapete che c'è? Forse forse non disdegno neppure l'amore gay". Mi piace l'idea che supereroi come Batman e James Bond - impossibile non notare un chiaro parallelismo tra l'ultimo film di  Nolan e l'ultimo film di Mendes - si possano rinnovare, possano rinunciare parzialmente a certi clichés tipicamente testosteronici per regalare un'immagine più umana, più sfaccettata e complessa. Sia chiaro, non è che qui manchino gli stereotipi, ma molti dei clichés tipici della saga 007 riescono a trovare nuova vita, nuova forza creativa (la vera bond girl di questo film, ad esempio, è la grandissima Judi Dench). Mi è piaciuto, infine, l'uso abbastanza sobrio degli effetti speciali e il ricorso, soprattutto nella seconda parte del film, a immagini di rara eleganza visiva. Sebbene il film sia durato più di due ore e un sonno abnorme mi abbia veramente attanagliato durante la visione, ieri sera non ho guardato mai l'orologio. Niente male come risultato!

martedì 6 novembre 2012

The Story of Film

Ho visto circa due terzi del documentario dell'irlandese Mark Cousins. The History of Film è costituito da quindici episodi e racconta la storia del cinema, dagli albori fino ad oggi:  inizia nel 1895 e finisce nel 2000. Parte dai fratelli Lumière e arriva a Lynch... tutto questo passando attraverso il giapponese Kurosawa, l'indiano Ray, il cinese Yìmóu, il britannico Hitchcock, etc etc.
Il maxi-documentario spazia da un continente a un altro e da un decennio a un altro: descrive l’evoluzione del cinema come linguaggio e riserva un notevole spazio alle cinematografie di Africa, Asia, e America Latina. Personalmente posso dire solo questo: è difficile condividere in tutto e per tutto i gusti dell'autore. Il film però, resta senza dubbio da vedere.

giovedì 11 ottobre 2012

Gioventù bruciata

In questi giorni ho rivisto dopo millemila anni un classico del cinema americano, Gioventù bruciata. Lo ricordavo come un gran bel film, ma in effetti non avevo messo in conto che rivederlo ora, così da adulta, in questa fase della mia vita, potesse emozionarmi tanto. Non immaginavo di provare un così forte coinvolgimento emotivo per un film della metà degli anni '50, che si rivolge peraltro a un pubblico adolescente, direi per lo più maschile. Eppure, lo devo ammettere, il cult di Nicholas Ray mi ha fatto venire i brividi.
Al di là del fatto che visivamente parlando il film è bellissimo, sontuoso, estremamente innovativo, e anche perfetto nell'uso del colore e del formato panoramico... ecco, al di là di tutto questo, c'è qualcosa di tragicamente attuale in Gioventù bruciata, qualcosa che probabilmente non passa mai di moda perché riguarda sempre tutti quanti (per lo meno i maschi), generazione dopo generazione.
Il giovane James, nel 1955, è un adolescente confuso e incazzato: prova una rabbia inaudita, non tanto verso l'autoritarismo della madre, quanto verso la devastante rassegnazione del padre. Come ogni adolescente di sesso maschile, infatti, James ricerca nella figura paterna un modello da seguire, un esempio di forza, risolutezza, onore e coraggio. Il padre, invece, da questo punto di vista si rivela un totale fallimento.
L'apparente benessere che circonda il ragazzo, in perfetto stile "america borghese del dopo guerra", non è altro che una facciata, oltre la quale si cela una profonda incomunicabilità, un senso di vuoto, di incertezza, di solitudine e di estraneità. James è sostanzialmente uno sradicato, un alieno, un eterno bambino desideroso di diventare adulto ma incapace di farlo.
Per concludere, se penso a certi ragazzi, più o meno giovani, che mi circondano o che comunque ho frequentato in passato, mi rendo conto di quanto siano universali le corde che questo film tocca.
Possiamo imparare tutti quanti molto da Gioventù bruciata, in tutte le epoche e a tutte le età; gli uomini, però, in particolare, credo non possano proprio fare a meno di vederlo.

giovedì 4 ottobre 2012

Il rosso e il blu

Quando si racconta il mondo della scuola italiana il rischio di cadere nella retorica e di abusare dei soliti clichès è veramente alto. Giuseppe Piccioni è discretamente abile a evitare entrambe le cose. Il film, che racconta tante piccole storie di periferia, tutte legate alla medesima scuola romana, ha un tocco lieve,  sensibile, direi abbastanza autentico. 
Qualche sbavatura c'è, ma nel complesso Il rosso e il blu si guarda con piacere.

lunedì 1 ottobre 2012

Bel Ami

Non ho molto da dire... La sceneggiatura non brilla in quanto a ritmo.
Il film si lascia vedere, ma si dimentica anche con una certa facilità, a mio avviso.
Per quanto concerne il protagonista... ecco, Robert Pattinson fa due espressioni in tutto il film. Considerando che Bel Ami dura centodue minuti in tutto, si può affermare che Pattinson regali al pubblico una media di un'espressione virgola diciassette l'ora.
Infatti, se è vero che 102:2=60:X, ne consegue che X=(60*2):102.
Deprimente, vero?

giovedì 27 settembre 2012

Prometheus

Se non esistesse Alien avrei potuto commentare Prometheus in questo modo: "Un film di cui non si sentiva la necessità". Dato che Alien  esiste, mi tocca rettificare: "Un film di cui sarebbe stato meglio fare a meno".

lunedì 17 settembre 2012

Il primo uomo

Raramente torno dal cinema e ho subito voglia di scrivere qualcosa sul film che ho visto. In questo caso è così.  L'ultimo film di Gianni Amelio, tratto dal romanzo autobriografico di Albert Camus, colpisce per il rigore formale, per la bellezza della fotografia e per la bravura degli attori, ma anche e soprattutto per l'eleganza composta e il tocco delicato, mai melodrammatico. E' un film capace di affrontare un tema scottante con un equibrilibrio e una sobrietà fuori dall'ordinario, senza per questo apparire asettico. Bello, non c'è che dire!

domenica 9 settembre 2012

The Lincoln Lawyer

Matthew Mcconaughey non è un uomo che mi fa impazzire. A costo di sentirmi dire che sono finta, lo ribadisco, non è uno di quelli che "se mi suona, io scappo!".  E' un bellissimo uomo, ma non è uno di quelli. Matthew Goode è uno di quelli. Lui sì, che se mi suona scappo. Vabbe' che a casa mia il campanello funziona poco, per cui se anche mi suona... le probabilità che non lo senta sono alte.
Ma torniamo a Matthew Mcconaughey, che qui sennò si divaga. Matthew Mcconaughey ha sempre fatto film abbastanza pessimi, fino ad ora. Poi ha compiuto quarant'anni, ha capito di voler passare alla storia per qualcosa di diverso dal suo torace e così si è dato alla cinematografia più "seria", diciamo pure di spessore.
Il film che ho visto pochi giorni fa è forse il primo esempio di questa nuova stagione artistica. The Lincoln Lawyer è infatti un legal thriller dalle tinte piuttosto cupe: la vicenda narra di un avvocato senza scrupoli che si ritrova per le mani un caso quanto mai scottante e finisce in un gran ginepraio. Certo, non è il thriller che ti cambia la vita, ma tutto sommato è un prodotto ben fatto, direi solido, onesto. Insomma, se siete donne e sognate di scappare con Matthew Mcconaughey questo è senza dubbio un film per voi. In caso contrario... dategli comunque una chance. Potreste non rimanerne delusi. 

martedì 4 settembre 2012

The Iron Lady

Non l'ho trovato un brutto film. Molti critici hanno sottolineato le sue mancanze per quanto concerne la componente per così dire "più politica". E' stato detto che il film di Phyllida Lloyd (regista anche di Mamma mia! ... e quello sì che era bruttino!) non riesce a approfondire gli aspetti sociali, che non prende alcuna posizione nei confronti dell'operato di Margaret Thatcher come primo ministro... Io non sono così convinta che l'intento del film fosse questo, pertanto non mi sento di definirlo poco riuscito in tal senso.
Secondo me The Iron Lady parla della Margaret Thatcher donna, e non del primo ministro britannico: è un ritratto intimasta di una donna che per tutta la vita si è fatta un culo inaudito per competere con gli uomini. Una donna che ha ottenuto, grazie alla grinta e alla determinazione, un potere e una fama abnormi, ma che in cambio di tutto ciò ha dovuto necessariamente rinunciare a una parte di sé, sacrificare cioè la sua famiglia, il suo ruolo di moglie e soprattutto di mamma. E' un ritratto di un'anziana signora ormai malata, ossessionata dalle sue allucinazioni, bisognosa di essere accudita e protetta. Qui la politica c'entra molto poco, a mio avviso. Margaret Thatcher suscita una gran senso di tenerezza nello spettatore, è vero, ma questo non avviene per merito di ciò che ha fatto quando ha avuto il potere. Semmai,  è proprio la sua attuale condizione di "vecchietta senza più alcun potere" che la rende tenera...
E comunque, al di là di tutto, concedetemi questa riflessione: un grandissimo attore non riesce mai a nobilitare un film mediocre, questo è vero. Meryl Streep invece sì. Lei rappresenta probabilmente la più grande eccezione vivente capace di confermare la regola di cui sopra. Detto questo, se anche il film in se stesso fosse mediocre, la sola presenza di una attrice come lei lo rende meritevole di essere visto.    

domenica 12 agosto 2012

Red Eye: è finita la pacchia, meno male che almeno c'è Wes Craven

Sono stata in vacanza. Mi ero detta che prima di partire per le vacanze avrei scritto qualche riga sul blog. Giusto un salutino, una roba veloce della serie "me ne vado, statemi bene". Ok, forse non sarei riuscita a essere tanto veloce ma questi son dettagli.
Fatto sta che alla fine non l'ho fatto. Son partita senza salutare e il saluto è una cosa importante. Ho una cara amica che si impunta moltissimo, con la sua bambina di due anni, ogni qual volta loro due vanno via da un posto e la bimba non saluta le persone. E' capace di tenerla ferma in quel certo posto anche per delle mezz'ore se lei non si decide a salutare... Comunque adesso sto divagando, chiedo scusa. Scusatemi per il mancato saluto e pure per la divagazione.
In verità il senso di questo mio intervento sul blog era un altro. Ho visto un film di Wes Craven oggi. Dopo quindici giorni di vacanza, immersa nel nulla, pensavo di non potercela fare più senza vedere un film. E infatti così è stato. Son tornata a casa e nel giro di dodici ore, di cui almeno dieci passate a dormire, sono andata a noleggiarmi un film. Ho noleggiato Red Eye, thriller claustrofobico di facile fruizione: il film, che dura solo 85 minuti (per questo è di facile fruizione), mantiene la tensione sempre alta. I personaggi son ben costruiti, i dialoghi son per lo più brillanti e gli attori fanno bene la loro parte (molto intrigante Cillian Murphy nel ruolo di cattivo). Wes Craven, inutile dirlo, in quanto a regia sa decisamente il fatto suo. Nella sceneggiatura c'è qualche falla e se la prima parte del film è praticamente impeccabile, negli ultimi venti minuti il livello cala abbastanza.
Detto questo, il film resta a mio avviso assolutamente consigliabile, anche in virtù della sua breve durata.

venerdì 20 luglio 2012

Cowboys & Aliens

Lo ammetto: il primo film che ho visto da laureata è stato questo, Cowboys & Aliens. Potevo fare di meglio? In effetti sì. Certo, la sera stessa della discussione ero frastornata, stanca, sicuramente bisognosa del disimpegno, ma con questo blockbuster americano, in precario equilibrio tra due generi, ho veramente voluto esagerare. Un conto è il disimpegno, che non si nega a nessuno, un conto è un film brutto. Ecco, Cowboys & Aliens, ripensandoci anche a posteriori, è decisamente bruttino.

domenica 24 giugno 2012

Cosmopolis

Il romanzo forse avrà un suo perché, non ne ho idea. Il film invece... francamente è difficile da digerire, direi quasi improponibile.

lunedì 11 giugno 2012

Lo premetto: non ho letto il libro da cui questo film è tratto. Anche se lo avessi fatto, penso mi asterrei da considerazioni relative alla presunta superiorità qualitativa dell'uno o dell'altro. Trovo assurdo ragionare in questi termini: l'errore di fondo sta proprio nella domanda "è meglio il libro o è meglio il film?".
Detto questo... il film non è fatto male. Il problema, a mio avviso, è che non ha esattamente un ritmo scoppiettante e punta alla lacrima facile in modo un po' eccessivo.
Si vede, ma non resta impresso. 

venerdì 11 maggio 2012

Hunger

Non so cosa scrivere. Non faccio che scrivere un rigo e cancellarlo, scrivere un rigo e cancellarlo. Stasera va così, non riesco a mettere insieme tre parole. A questo punto non mi resta che essere breve: andate a vedere Hunger. Tenete d'occhio i lavori di Steve McQueen, in generale. Lo so che è sempre roba pesa, di quella che colpisce allo stomaco... Però è vero cinema, e come tale merita attenzione.

sabato 5 maggio 2012

To Rome with love

Un film piccolo piccolo. Una sola trovata geniale, molti momenti fiacchi, diverse citazioni francamente poco riuscite (Alec Baldwin non lega neppure le scarpe all' Hunmphrey Bogart del mitico Provaci ancora Sam e anche l'episodio ispirato a Lo Sceicco Bianco di Fellini lascia assai a desiderare). Doppiaggio pessimo, semplicemente da vergognarsi. Che dire... un genio assoluto come Woody Allen dovrebbe evitare di fare film tanto per passare il tempo. Se un artista mediocre fa un'opera mediocre non muore nessuno. Invece se un genio qualche volta si abbassa alla mediocrità, in quel caso la delusione è totale, disarmante. Nessuno può accettare la mediocrità da Woody, è questa la sua più grande sfiga. 

venerdì 20 aprile 2012

Diaz

Un film crudo, asciutto, che non indottrina. Sicuramente imperfetto ma da vedere.
Come una puntura di plasil quando vomiti modello indemoniato: fa male ma serve.

lunedì 16 aprile 2012

Piccole bugie tra amici

La versione francese di Immaturi: i luoghi comuni sui trentacinquenni in crisi sono pressoché identici, ma il tutto è ricoperto da una patina di intellettualismo tipicamente francofono.
Il cast funziona e alcune scene fanno obiettivamente sorridere; nel complesso però il film risulta piuttosto superficiale, incapace di approfondire i temi che veramente contano. Anche laddove il regista vorrebbe essere cinico e crudele verso i suoi personaggi, e quindi verso lo spettatore, finisce per compiacere tutti, senza avere il coraggio di lasciare un segno.
Vedibile, ma scarsamente significativo.

sabato 7 aprile 2012

Marigold Hotel

Commedia britannica piuttosto inconsueta, che strizza decisamente l'occhio agli over-sessanta, risultando però piacevole per tutte le generazioni.
Tanto per cambiare, quando si parla di inglesi, il cast è superbo. Tra Judi Dench e Maggie Smith non si riesce a stabilire quale sia la più grande. Sono due mostri, c'è poco da fare.

giovedì 5 aprile 2012

Quasi amici

Ho un rapporto un po' conflittuale col cinema francese e forse con la cultura francese in genere. Tutto ciò che riguarda la Francia tende a apparirmi spocchioso, spesso noioso e soprattutto molto distante. Per farla breve, io certi aspetti dei francesi proprio non li capisco. 
Se guardo un film britannico o irlandese so perfettamente che con grande probabilità ne rimarrò soddisfatta. Se guardo un film francese sono invece molto più dubbiosa. Detto questo... Quasi amici mi è piaciuto. Non posso dire mi abbia entusiasmato, ma l'ho trovato senza dubbio un film delicato, divertente, fortunatamente mai retorico. Non lo nego, avrei apprezzato se avesse approfondito maggiormente le differenze sociali tra i due protagonisti, invece che soffermarsi solo sull'aspetto "condizione fisica"... però nella vita non si può avere tutto, talvolta bisogna sapersi accontentare. 

venerdì 23 marzo 2012

Hysteria

In questo periodo sto vedendo molti film, e devo dire che in genere ne rimango sempre piuttosto soddisfatta. Quello di ieri sera non fa eccezione. Hysteria, commedia di produzione franco-britannico-tedesca, racconta le vicende che, alla fine del 1800, hanno portato all'invenzione del vibratore. Il film di Tanya Wexler riesce a trattare un tema di per se stesso "spinto", e in certo qual modo ancora oggi un po' tabù, con un tocco lieve e mai volgare. Non è da tutti riuscire in una simile impresa.
Piacevole, ideale per passare novanta minuti in relax.


lunedì 19 marzo 2012

Shame: se cercate l'eros siete fuori strada

La macchina da presa è immobile. Il corpo nudo, straordinario nel suo plasticismo, del tedesco Michael Fassbender, cammina davanti allo sguardo di noi spettatori, lungo un corridoio circolare, dall'aspetto alquanto minimal. Si sente un messaggio dalla segreteria. Qualcuno lo cerca ma lui non risponde, continua a camminare in cerchio.
E' un camminare a vuoto quello del trentenne Brandon,  un camminare senza meta e senza scopo.
Un po' come la porsche nel circuito deserto di Somewhere, straordinario emblema del vuoto di senso che permea il film della Coppola, anche in questa sequenza iniziale si può scorgere una sorta di dichiarazione di intenti da parte del regista Steve McQueen. Diciamo pure che ci vuole poco per comprendere dove il film voglia andare a parare: l'affascinante Brandon è un criceto nella ruota. Cammina cammina ma resta sempre lì, imprigionato nelle sua gabbia. Una gabbia fatta di ossessioni, perversioni, momenti di autentica umiliazione.
Brandon fa sesso continuamente ma senza trarne alcun piacere: è un sesso sofferto, masturbatorio, consumato nella fretta e nell'abiezione. Più che un gioioso film sul sesso e quindi sulla vita, Shame è un drammatico film sulla solitudine, sulla morte.
Un film di grande impatto emotivo, che con lucidità e compostezza riesce a sconvolgere chi lo guarda, grazie a immagini di grande tensione drammatica. McQueen non fa alcuno sconto ai suoi spettatori, non tenta neppure un momento di compiacerli, non rinuncia mai al suo sguardo oggettivo e violento.
All'uscita dalla sala si può essere soddisfatti (io lo sono stata molto) o delusi, ma certamente non ci si può astenere da qualche commento.

venerdì 16 marzo 2012

The Artist

Elegante esercizio di stile. Il grande pregio di questo film, al di là dell'indubbia abilità tecnica del regista, è che non si prende troppo sul serio. Visione piacevolissima. 

giovedì 15 marzo 2012

Hugo Cabret

Un film che fa sognare: intenso, poetico, emozionante. Un bell'omaggio alla settima arte. Grazie Martin Scorsese! 

P.S.: premesso che in generale trovo il 3d abbastanza superfluo, in questo film tale tecncologia ha anche un suo certo perché.

martedì 6 marzo 2012

Paradiso amaro

Paradiso amaro, film lievemente scolastico, ma per fortuna non molto retorico, riesce a strappare qualche risata pur trattando un tema drammatico. Insomma, tutto sommato si vede con piacere. George Clooney, come sempre, è un interprete di rara bravura.

giovedì 23 febbraio 2012

In time

Per come è interessante il soggetto, questo film poteva essere un capolavoro... Invece è un film mediocre. Senza dubbio vedibile (io mi aspettavo peggio), ma pur sempre mediocre.

martedì 21 febbraio 2012

Le amiche della sposa

E' da un po' che ho visto questo film a nolo. E' da un po' che pensavo di commentarlo. Poi, non so bene perché, non l'ho mai fatto. Ieri sera, vedendo questo video (dal diciannovesimo minuto in poi, per l'esattezza), mi è tornata la voglia di parlarne.
Credo in effetti che Frusciante abbia ragione: Le amiche della sposa è una commedia molto ben fatta e interpretata. Un perfetto esempio di cavolata di qualità, insomma.
La vicenda racconta di un gruppo di amiche in contesa per le attenzioni della sposa che dà appunto il titolo al film. Per essere un film dove la presenza maschile è pressoché inesistente, colpisce la totale mancanza di buonismo e la capacità di ironizzare con leggerezza, ma senza mai scadere nella più becera volgarità, sull'universo femminile (nei suoi lati più assurdi e talvolta deprecabili).
Una commedia divertente, insomma, con un ritmo sostenuto, un cast azzeccato e uno stile senza dubbio originale.

lunedì 20 febbraio 2012

Tra una chiacchiera e un'altra...

Reazioni tipiche delle persone quando racconto loro che sto scrivendo una tesi sull'uso del primo piano nella cinematografia muta di Alfred Hitchcock:
  1. "Bello!, sembra interessante... ma scusa, Hitchcock ha fatto anche film muti? Non lo sapevo" 
  2. "Cavolo, bello... ma l'hai scelto tu l'argomento?"
  3. "Dai, ma che bello!... Ma scusa, ora che ci penso... cosa vuol dire uso del primo piano? Uso del primo piano in che senso?" 
  4. "Bello, sembra interessante, ma quindi Hitchcock ha fatto anche film muti? Non lo sapevo... Certo che argomento strano... lo hai scelto tu? E poi scusami tanto... ma che vuol dire uso del primo piano? Ma primo piano in che senso?"

domenica 5 febbraio 2012

Beginners

Beginners è un film che bisbiglia: incentrato decisamente sulle emozioni e sulle atmosfere, più che sulla linearità della narrazione, il film di Mike Mills descrive con grande efficacia, senza mai sfociare nel retorico o nel melodrammatico, quanto possa spaventare la felicità.
Un film teneramente emozionante, con un Ewan McGregor francamente al di sopra delle aspettative. Unico consiglio: se avete modo guardatevelo in solitudine, e possibilmente in lingua originale. Ne vale senza dubbio la pena.  

lunedì 30 gennaio 2012

Brick - Dose Mortale

Amo molto il genere noir. Sarà per questo, forse, che fatico ad apprezzare operazioni come Brick. Resto sostanzialmente perplessa davanti a tutto ciò che in qualche modo contamina-rivisita la classicità.
Tanto per capirsi, quando le patatine fritte sono davvero buone non ci si mette il ketchup, a mio avviso. Un genitore che vuol convincere un figlio a mangiare è pronto a tutto pur di ottenere il risultato: dopo aver affettato e fritto con estrema cura le patate, è capace di sommergerle nel ketchup solo perché il pargolo le assaggi.
Ecco, secondo me questo film commette il medesimo errore: tenta di avvicinare i giovani alla classicità, inserendo le atmosfere cupe di un noir nel contesto di una scuola superiore americana. Il risultato è tutt'altro che pessimo, ma neppure convince troppo. Il film risulta forzato, pretestuoso, inutilmente straniante.
Da che mondo è mondo, se si vuole che un bambino mangi, bisogna lasciarlo in pace, evitare di forzarlo. E' inutile rovinare un buon piatto per renderlo appetibile a un bambino. Quando il bambino crescerà imparerà ad apprezzere il buon cibo, il cibo cucinato con cura e qualità. Fino a quel momento... inutile perdere tempo, meglio affidarsi alle patatine surgelate.

domenica 29 gennaio 2012

Drive

Le case di produzione americane, in piena era "cinema classico hollywoodiano" (1917- 1960), quando dentro le sale cinematografiche si poteva fumare, utilizzavano un metodo curioso per capire se un certo film avrebbe sfondato o meno: osservavano dopo quanti minuti dall'inizio del film, gli spettatori si accendevano la prima sigaretta. Se la accendevano subito, il film avrebbe fatto fiasco; se invece necessitavano di qualche minuto prima di potersi rilassare fino in fondo e accendersi quindi la sigaretta, allora il film avrebbe avuto successo. Un inizio che tiene in tensione era indice, secondo loro, di un prodotto di indubbia qualità.
Ecco, se nelle sale ancora oggi si potesse fumare, dubito che chicchessia potrebbe mai accendersi una sigaretta guardando Drive. E non parlo solo dei primi cinque minuti, che incollano letteralmente allo schermo e impediscono quasi di prendere fiato, da quanto tengono in tensione. Parlo dell'intero film, costruito in modo magistrale per catturare l'attenzione dello spettatore e per mantenere i suoi nervi a fior di pelle.
Drive ha diversi elementi di forza, primo fra tutti, indiscutibilmente, il protagonista Ryan Gosling. Ryang Gosling (Alessandra Levantesi Kezich lo definisce "la scoperta dell'anno"; io modestamente l'ho scoperto nel 2007) è un attore dalla magnetica forza attrattiva.  Non è un uomo di una bellezza disarmante, di quelli con i lineamenti perfetti, come può essere un Johnny Depp o magari un Andy Garcia. Non è neppure il classico "tipo" alla Hugh Grant, o alla Kenneth Branagh,  di quelli non bellissimi ma infinitamente affascinanti.
Ryan Gosling va oltre: lui ipnotizza. Lo metti davanti alla macchina da presa e lui cattura il pubblico. Per certi aspetti inquieta, incute quasi un senso di timore con quel suo ghigno e quello sguardo gelido. Eppure, a prescindere da tutto questo, e anche a prescindere da cosa fa, cosa dice, chi guarda, perché... c'è poco da fare: se c'è lui in un'immagine è veramente impossibile distogliere lo sguardo dalla sua fisicità.
Ecco, se è vero che esiste una categoria della percezione chiamata  fotogenia (per alcuni teorici si tratta di una caratteristica intrinseca al mezzo foto-cinematigrafico; per altri è invece un elemento proprio degli individui, capace però di rendersi visibile grazie al cinema) Ryan Gosling è senza dubbio uno dei migliori esempi che il cinema ci offre in questo momento. Non è possibile definire a parole cosa lo renda magnetico. Semplicemente si constata che è così. Non è un fatto di bellezza in quanto tale, né di bravura (anche se indubbiamente è uno degli attori più bravi attualmente in circolazione). E' proprio un fatto di carisma, di naturalezza... è quel qualcosa su cui per decenni gli esteti si sono dibattuti. Non si spiega cosa sia, ma in Ryan Gosling c'è, su questo non ci piove.
Comunque il protagonista, come si diceva, è solo un elemento vincente del film. Senza dubbio il più importante ma non l'unico. L'ultimo film del danese Nicolas Winding Refn è uno straordinario mix di noir, film d'azione e gangster movie. Impeccabile sul fronte della suspense così come su quello del ritmo e dell'adrenalina, il film si distingue anche per una insolita capacità di studiare e approfondire i personaggi. E' un prodotto calibrato alla perfezione: dosa la violenza, l'azione, il romanticismo. E' una ricetta che non può stuccare.
Forse ha ragione Mereghetti, i silenzi dei suoi personaggi non sono necessariamente così carichi di profondità... forse un armadio chiuso non è necessariamente pieno di cose. E forse anche Drive, a conti fatti, è un armadio chiuso che dentro non si capisce bene che cosa abbia... però lasciatemelo dire... cazzo, è un grande armadio chiuso!

venerdì 20 gennaio 2012

Mr Beaver

Mel Gibson - mi spiace quasi dirlo - nel ruolo dello schizofrenico è davvero bravo; il ritmo regge e le sbavature retoriche sono, tutto sommato, contenute. Un film sobrio e dignitoso, direi vedibile.

lunedì 16 gennaio 2012

Le donne del sesto piano

Un film di una straordinaria eleganza. Soave, semplice e divertente, si presta, al di là delle apparenze, a molteplici chiavi di lettura. Come scrive Maurizio Acerbi, Le donne del sesto piano  "parla di solitudine, di amore, di amicizia, di sofferenza, di pregiudizi duri da abbattere (da entrambe le parti), di comunità che diventano famiglie allargate, di incomunicabilità".
Un film bello e mai retorico. Consigliatissimo.

martedì 3 gennaio 2012

Cinque giorni fuori

Non è un caso se l'immagine che vedete qui affianco è quella di un dvd. Cinque giorni fuori, infatti, è stato distribuito esclusivamente per il noleggio e non per il cinema. Evidentemente si è pensato che al cinema nessuno lo avrebbe apprezzato.                                                               Ora, siamo onesti: io non sono una che deve infamare i film commerciali per principio e altrettanto per principio deve dire che se un film nessuno se lo fila allora è un capolavoro. Resta però un fatto,  a mio avviso innegabile: quando un film carino e delicato come questo nessuno se lo fila... è veramente un gran peccato. Credetemi, è una vera chicca: ama vincere senza eccessivo sforzo, lo riconosco, però emoziona e strappa molti sorrisi.