domenica 25 settembre 2011

L'ultimo terrestre

Il film d'esordio di Gianni Pacinotti, in arte Gipi, ha un inizio a dir poco surreale. Cielo stellato e voce fuori campo. Un tizio telefona in diretta alla radio e comincia a lamentarsi di come l'imminente arrivo degli extraterrestri sul nostro pianeta potrà rovinare la carriera dei giovani calciatori italiani, già in parte minata dall'abbondanza di estracomunitari.
Non sono trascorsi neppure tre minuti e lo spettatore ha già capito tutto; ha già preso atto dall'autore di quale sarà il registro linguistico ed emotivo di tutta la visione. Gipi si presenta subito con estrema schiettezza, il che gli rende merito, a mio avviso. Narrazione semplice, scarna; tono surreale, talvolta quasi grottesco, un po' straniante. Chi gradisce resti pure, chi non gradisce può uscire dalla sala. Una cosa è certa: nessuno potrà dire di non essere stato avvisato.
Mi è piaciuto parecchio L'ultimo terrestre. Ne ho apprezzate l'originalità, la semplicità, la poesia. L'ho trovato un film geniale in diverse sequenze.
Quello che dispiace è che il regista, impeccabile nello stipulare il contratto con lo spettatore, non sia altrettanto coerente nel portarlo avanti fino alla fine: si impegna parecchio, ma talvolta, soprattutto nella seconda parte, si perde un pochino. Laddove il film punta sullo sguardo surreale i risultati sono notevoli; quando cambia approccio sfiora nella retorica e perde un po' in efficacia.
E' molto facile, e anche un po' scontato, dire che i veri alieni siamo noi. Non è altrettanto facile, invece, costruire una scena in cui un vecchio contadino insegna a una marziana come si pianta un pomodoro. Questa seconda sfida è senza dubbio la più intrigante e Gipi sembra avere tutte le carte in regola per affrontarla al meglio. La prossima volta deve solo crederci un po' di più.    

venerdì 16 settembre 2011

Reality News

Nove attori italiani in tournée in zona di guerra vengono sequestrati da un gruppo di terroristi. Il sequestro, a scopo politico, si trasforma in uno show televisivo, un reality seguito da milioni di telespettatori e che va in onda 24 ore su 24.
L'idea è carina, la fotografia ha una sua dignità e gli attori, di provenienza quasi esclusivamente teatrale, sono abbastanza bravi.
Temevo che questo film a basso costo di Salvatore Vitiello fosse semplicemente inguardabile. Mi son dovuta ricredere.

lunedì 12 settembre 2011

Chi giace nella mia bara

Son sempre stata affascinata da Bette Davis.
In primo luogo per questioni meramente affettive: somigliava da morire alla mia nonna paterna, l'unica nonna che io abbia conosciuto. Cioè, a dirla tutta, la mia nonna era un perfetto mix tra l'inquietante Bette Davis (quella capace di ficcarti un'accetta nella schiena non appena giri l'angolo, per poi cambiare stanza e sorseggiarsi un buon tè, mentre tu sei lì che giaci a terra morto-a) e l'elegante, gentilissima Angela Lansbury (quella che, se non fosse per il fatto che dove passa lei muore qualcuno, tutti vorrebbero avere accanto come zia).
In secondo luogo ritengo Bette Davis una delle più grandi attrici mai esistite e uno dei personaggi cinematografici più interessanti, ironici e brillanti - ovviamente, inutile dire che, come la maggiorparte dei grandi, ha avuto una vita abbastanza travagliata, si è sposata millemila volte, ha sofferto di alcolismo, etc etc.
Bette Davis ha saputo fare della sua bruttezza (qualcuno direbbe "bellezza anticonvenzionale", ma lei avrebbe detto bruttezza, perché la bruttezza dura tutta la vita, e questo è un bel vantaggio rispetto alla bellezza) la sua forza.
Se penso a film come Che fine ha fatto baby Jane o Nanny la governante, non posso fare a meno di visualizzarmi nella testa l'immagine di una donna capace di suscitare un senso di estrema inquietudine, talvolta anche di vera e propria paura, e al contempo una grande fascinazione.
Be', ad ogni modo... non la voglio tirar tanto per le lunghe. Il senso di questo post è più che altro quello di darvi una soffiata. Di recente ho scoperto una chicca del genere thriller, un film girato nella metà degli anni '60 da Paul Henreid: si chiama Chi giace nella mia bara.
Me lo son visto in uno di quei periodi in cui sentivo che dovevo iniettarmi la Davis nelle vene, dovevo farmi una dose di un buon thriller. Ma non uno qualunque, uno con la Davis, appunto. Fortunatamente questo film mi è venuto in soccorso, dandomi tra l'altro diverse soddisfazioni.
Non voglio raccontarvi nulla della trama, in questa sede. Non voglio darvi alcuna anticipazione. Vi dico solo questo: se amate la Davis non potete perdervelo. E se anche la Davis in certi momenti, quando ha certe espressioni, vi fa una paura bestiale (a me la fa, ad esempio), tenete presente che una volta che ve la vedrete davanti, proprio mentre avrà una di quelle espressioni tremende... ebbene, non riuscirete a staccare gli occhi da lei.
Buona visione, amanti dei thriller. Sparatevi questo film e poi fatemi un fischio per dirmi se è stato all'altezza delle aspettative.