martedì 26 aprile 2011

A single man

E' glaciale A Single Man, opera prima di Tom Ford. E' un film accurato, calibrato, misurato in ogni aspetto. Talvolta anche intenso, assai efficace nel tratteggoiare psicologicamente il protagonista; altre volte un po' troppo compiaciuto, forse troppo preoccupato di apparire impeccabile.
Insomma, per i perfezionisti e per gli esteti è senza dubbio il massimo cui si possa aspirare. Chi cerca l'emozione potrebbe però restarne un po' deluso.

mercoledì 20 aprile 2011

Fantasie notturne

Come forse avrete notato giorni fa, mi son stufata di proporvi solo citazioni con la parola buonanotte. Lo trovo tutto sommato limitante. La buonanotte si può augurare in molti modi diversi, per cui anche con le citazioni trovo sia giusto spaziare, andare un po' oltre.
Stasera, ad esempio, prima di andare a dormire, mi va di salutarvi con questo pensiero, tratto da Alta Fedeltà, di Stephen Frears (a sua volta preso da un romanzo di Hornby).

Ho capito che... sono solo fantasie. Chiaro? E... e risultano allettanti perché... non danno nessun problema. [...] E io sono stanco di immaginarmi le cose, perché le fantasie, per definizione, sono irreali. Quasi mai portano vere sorprese e quasi mai... soddisfano. Giusto... E mi hanno stancato.

Ecco, non fatevi stancare dalle fantasie, le fantasie sono una gran cosa; imparate soltanto a farne buon uso. Relegate alle ore notturne, ad esempio.
Buonanotte amici, statemi bene.

venerdì 15 aprile 2011

Qualcosa di speciale

A tutti nella vita capita di perdere una persona cara. All'inizio il dolore è cocente, lancinante. E' una di quelle robe che non si può spiegare a parole: semplicemente è un malessere che annienta.
Poi col tempo arriva la nostalgia, la tenerezza... ti ritrovi a pensare a quella persona che non c'è più con il sorriso sulle labbra, invece che con le lacrime agli occhi. Fino a qualche tempo prima il ricordo ti feriva immensamente; adesso ti fa quasi star bene, ti rassicura. Ripensi al suo volto, alla sua voce, ai bei momenti vissuti con lei... improvvisamente tutto si rasserena e tu capisci: in qualche modo stai elaborando la perdita. 
Ebbene, non si può arrivare alla nostalgia e al sorriso sulle labbra se non si passa dal dolore cocente. Non si può esser riscaldati e coccolati dal pensiero di chi si è amato se prima non ci si sente raggelare dalla sua mancanza. Bisogna piangere, urlare, inveire contro tutto e tutti. Bisogna farsi travolgere dal dolore e dalla rabbia, altrimenti non si torna più a vivere. La morte del nostro caro diventa la nostra morte.
Ecco, per capire tutto questo non serve vedere Qualcosa di speciale. Basta avere un minimo di buon senso, diciamo. E allora a cosa serve vedere un film del genere? Onestamante viene da chiederselo. La vicenda di questo film, in bilico tra commedia e melodramma, è quanto mai scontata; il ritmo non è che scoppietti. Insomma, se volete un consiglio, risparmiatevi i novanta minuti di film e se un domani ne aveste bisogno tenete a mente quello che modestamente vi ho appena suggerito: in caso di lutto non cercate scorciatoie, accettate il dolore e fatevene una ragione. Col tempo starete meglio.

lunedì 11 aprile 2011

Il discorso del Re

L'ho visto circa un mese fa, al cinema. Ero molto raffreddata, devo ammetterlo, e questo forse non ha aiutato.
Il film mi è parso senza dubbio ben fatto: esteticamente impeccabile nella sua estrema asciutezza (la messinscena è assai scarna, minimale); nulla da dire poi sul cast, veramente eccezionale.
Il discorso del Re è il classico film che non può non piacere. La sceneggiatura regge, la psicologia dei personaggi è trattata con gran accortezza, la recitazione è impeccabile e le scelte stilistiche sono quanto mai azzeccate. La macchina fissa si addice al contesto, non risulta troppo pesa; lo stesso dicasi per l'uso moderato di alcune lenti un po' deformanti, perfettamente funzionali a narrare lo stato d'animo del protagonista. E' tutto ben calibrato e shakerato, insomma.
Eppure, non so neppur' io perché, di questo film non mi vien voglia di scrivere. E' come se lo avessi un po' rimosso, credo. Mi è passato davanti senza lasciare troppe tracce.
Ripeto, forse la colpa è del raffreddore. Ad ogni modo, se vi capita sotto mano, cercate di vedervelo, poi magari mi fate sapere.

giovedì 7 aprile 2011

Se Cindy Sherman vivesse in questo scempio...

In un paese dove l'uomo medio vuole la mela che "sa di fica" e le donne tra i venti e trenta anni non devono mirare ad altro che ad andare a letto con il primo ministro, immagino che la statunitense Cindy Sherman si sentirebbe molto a disagio.
Se una che vive negli States è riuscita nei primi anni '80 a concepire immagini del genere, non oso pensare cosa potrebbe fare se vedesse lo scempio nel quale adesso, nel 2011, sta affogando il nostro bello stivale.
La sua accusa nei confronti dell'uso tipicamente cinematografico e televisivo del corpo femminile fa quasi sorridere, vista oggi, da qui. A noi italiani tutto ciò non colpisce quasi più. Siamo andati oltre, ormai. Abbiam perso ogni briciolo di decenza.
E' una gioia sapere che Cindy Sherman non vive in Italia. Temo sarebbe troppo dura per lei tollerare certe cose: dev' essere un tipino sensibile, non reggerebbe il colpo.
Peccato, purtroppo, che ci viviamo noi.




Centerfolds 1981, Cindy Sherman

Attimi di autentica tranquillità

E' primavera. La tua gamba oscilla penzoloni da un balcone. L'altra è appoggiata sul muretto. L'aria è perfetta: né troppo fredda né troppo calda. In jeans e maglietta si sta divinamente. Una volta tanto hai azzeccato il vestiario. Aspetti un amico. Guardi la campagna intorno a te. Ti pregusti una giornata di totale sfacciatissimo relax. Tutto è come deve essere: i colori, i sapori, i profumi... il ronzio armonioso delle api. Nessun pensiero, nessun' ansia, nessun programma. Soprattutto, nessuna voglia di programmare. Attimi di pura incontaminata tranquillità.
Bisognerebbe vivere spesso momenti come questi. Bisognerebbe imporsi di avere almeno cinque minuti al giorno in cui si è davvero tranquilli. Non dico sereni: la serenità è una roba grossa, la si valuta sul lungo periodo. Non parliamo poi della felicità! Basterebbe esser tranquilli. 
Ebbene questa sera ci salutiamo così, con un auspicio: trovate il vostro "balcone soleggiato" e coltivatelo gelosamente. Non fatevi logorare dall'ansia, se ci riuscite.

Un abbraccio e buonanotte, amici cari. Vi congedo con l'ansioso per eccellenza, il grande Woody.


Linda: Hai niente per un attacco d'ansia? Ho bisogno di un tranquillante...
Sam: Ce li ho tutti, io sono una farmacia... che cos'è che non va?
Linda: Ho una specie di crampo alla bocca dello stomaco.
Sam: Sì? E come fai a sapere che è ansia? Chi ti dice che non è paura?
Linda: Lo stomaco mi va su e giù...
Sam: Senti che ti manca il respiro?
Linda: Sì, anche... ho il terrore di qualcosa, e non so di che cosa.

Provaci ancora Sam