giovedì 7 gennaio 2010

The wrestler

Vi avverto: se cercate originalità scansate questo film. Il wresteler Mickey Rourke, anti-eroe per eccellenza, guerriero ormai fallito e pronto all'autodistruzione, è un personaggio tutt'altro che innovativo; la sua storia è colma di cliches, non fa che confermare dei luoghi comuni.  In The wrestler, insomma, non accade nulla che non si possa facilmente prevedere e soprattutto che non si sia già visto in qualche altro dramma. Il protagonista vive perennemente in bilico tra celebrità ed emarginazione: sul ring, dove regna la finzione,  è un vincente; nella quotidianità della vita vera non ne fa una giusta. E' rifiutato da una figlia alla quale non ha saputo far da padre; frequenta una spogliarellista che non vuole però impegnarsi seriamente con lui. E' un uomo solo, affettivamente vuoto. L'emblema di chi paga il prezzo di una vita vissuta nell'individualismo più sfrenato.
Quello che veramente colpisce del film è l'interpretazione di Michey Rourke: un attore che sembra stia raccontando se stesso più che il personaggio da lui interpretato. Quella che vediamo sullo schermo altro non è che la parabola discendete di un grande divo del cinema: si tratta delle sue sconfitte, del suo deterioramento fisico, della sua incapacità di gestire il successo. Il lottatore di wrestiling in fondo è solo una facciata. Attore e personaggio diventano insomma un tutt'uno in questo dramma di devastazione e solitudine.
Per concludere: l'opera di Darren Aronofsky è un vero e proprio classicone degno di un western americano o di un film di Eastwood, come qualcuno ha commentato. Non stupisce, non racconta nulla di nuovo. Però senza dubbio non passa inosservato.

1 commento:

  1. Come hai detto tu, quello che affascina davvero è la sovrapposizione/nemesi tra attore e personaggio. Secondo me è proprio grazie a questo che il film guadagna quel qualcosa in più; ottima poi l'interpretazione di Rourke (ho cercato un po' di sue foto... s'è davvero ridotto male!).

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